Tuesday, February 07, 2006

Gargle

La trasferta di questi ultimi due giorni mi ha fatto riscoprire il piacere di viaggiare in treno, di guardarsi attorno, di ascoltare voci, ma - soprattutto - il piacere di essere soli ed incontrare persone ad ogni angolo, poter essere sinceramente se stessi senza vincoli, con appoggi morali e affetti, ma senza legami fisici; le uniche barriere erano quelle del suono, e i brividi, e i pensieri incoscienti - ancora una volta - solo cloni con respiri ad alto tasso alcolemico, la dolcezza inattesa di una persona che indossa una maschera sporca, il latente rimpianto di non poter chiamare tutti, ma con ferrea convinzione nel distacco - e tutti quegli occhi addosso. Ho bisogno di questo? Cazzo sì! E' esattamente quello che intendevo! Questo sentirmi ancora libera ed insicura fuori dal mio territorio, invaderne di altrui ed indefiniti, forse solo immaginati; sentire calore e dimenticarsi l'imbarazzo della prima volta, anzi, non parlarne neanche; osservare sorrisi modificarsi sotto ai propri occhi e provocare attrazioni empatiche; urlare, urlare, urlare: "this is my generation babyyyyy!!" fino alla nausea - senza metafore, perchè sì, effettivamente ero talmente dentro a tutto ciò che l'ho rifatto ed è stato...catartico. 3 minuti e 30 di purificazione per i prossimi mesi di malinconica assenza. Pixel che scompaiono e altri che affiorano dal subconscio collettivo in milioni di particelle di vapore, autolesionismo per chi spera di morire prima di invecchiare, pur sapendo che tradirà il principio; non per noi che viviamo nell'attimo in cui ci si dimentica di scegliere e si accetta senza neanche ringraziare. Mal di testa? Fanculo al mal di testa, che mi venga domattina, ora sono impegnata.

1 Comments:

Anonymous Anonymous said...

Qualunque cosa tu abbia voluto dire, è impressionante.

Ian

7:47 PM  

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