Friday, May 23, 2008

She's a superstar (early 2002)

"Tutta la notte cercava di trovare la sua casa percorrendo una strada che l’avrebbe fatta arrivare in ritardo; non poteva aspettare.
Il suo spirito (demon) le aveva detto che la fortuna poteva essere dolorosa, ma lei non si preoccupò di quel ricordo e scivolò nella stanza. I vocaboli non le uscivano; un dolore alla testa quando provava a pensare; la mano che tremava: era stata l’inattività. Lei era salita molto in alto e ora non sapeva più come scendere; troppo tempo passato lassù e le scale della memoria si erano quasi arrugginite...come aveva sempre sperato; avrebbe solo voluto poter non vedere, ma anche là non era al sicuro.
Lei era arrivata come un lato oscuro del sole, come un sole freddo, ma suscitando l’emozione ed il rumore e lo scalpore di una fiamma che brucia in un teatro. Avrebbe preferito che quella luce non l’abbagliasse nella notte, come i lampi e la musica che col suo sottofondo elettronico faceva eco. Lei lì, ora, si sentiva come un’esploratrice; lei provava e si era messa in ginocchio pregando di vedere un giorno caldo e luminoso.
A lei piaceva l’odore di pelle; a lei metteva i brividi il rossetto sul bordo degli specchi; le facevano paura le scritte a pennarello nero sui muri e quel posto era pieno di ideogrammi pronti a rivelare sorprese e clichè. Vedeva luci viola in occhi al cromo e, come gli accordi di basso che davano ritmo alle canzoni, sentiva il battito sovraeccitato del suo cuore in quella stanza umida di respiro: le sue ossa tremavano, ma lei sudava e il fumo che schiariva l’aria le faceva venire mal di testa.
Odiava respirare il fumo di qualcun’altro.
Aveva già preso due compresse di ??, così sarebbe stata bene lo stesso - l’aveva fatto apposta.
Si sentiva sola, ma ovviamente non lo era e, in fondo, continuava a non preoccuparsi. Avrebbe preferito morire, piuttosto che volare - o anche solo provare, piuttosto che risbucare in quella che era stata la sua quotidianità, nel mondo in cui non avrebbe più indossato jeans sporchi e scelto abiti luccicanti da portare senza reggiseno, in cui non avrebbe più avuto la maglietta macchiata; non avrebbe rinunciato a quel mondo in cui non aveva un letto, ma molti compagni con cui condividere sedili.
Lei avrebbe preferito morire, e gliel’aveva detto; gli aveva detto di non avvisarla neanche se l’avesse lasciata andare: lei avrebbe solo voluto cadere senza preavviso per non rendersi conto di quanto fosse durato quel lucido sogno da perdente - e non sarebbe stato mai abbastanza a lungo, perchè lei non era mai su di giri. Lei.
Lo stomaco le faceva male e non riusciva ad abituarsi a quel freddo. Il suo trucco era andato via per metà lasciando un lieve alone grigiastro sotto al bordo inferiore degli occhi; i palazzi crollavano nella finzione del suo mondo e i fiori, già appassiti, anche loro stavano morendo, rilasciando quel verde veleno succoso nelle sue viscere... Cazzo, era troppo tardi per tentare di tagliarli. Il suo potere stava svanendo, sentiva che la sua forza si perdeva: non ne aveva più abbastanza neanche per vedersi spinta a provare. Aveva abbastanza dimestichezza con questo genere di crisi per sapere che il suo corpo richiedeva semplicemente una dose di ?? per starsene tranquillo e non darle più quella convulsa sensazione di vedere immagini oniriche ben prima di qualsiasi fase rem. Poi duecento mg. di ??, come avrebbe fatto una volta: stessa dose, come non poteva fare a meno di fare.
Quella notte le stava costando appena sei euro e settantacinque centesimi, dopotutto. Più le sigarette.
Sapeva tutto; sempre troppo consapevole, disincantata e controllata, anche dopo una notte come quella."

Wednesday, May 21, 2008

Control

Vorrei poter scrivere immagini, di quando si completano le cose, di quando le si è plasmate, ma si giunge al termine e non ci si può credere, di quando le rivelazioni sono così limpide e convincenti...liberatorie, che si rischia di pentirsi per il tempo già trascorso.

Saturday, May 10, 2008

"When they said I should feed my head...
That to me was just a day in bed"